Il turismo invernale nell’epoca della transizione ecologica tra conflitti, discordanze e preoccupazioni, ma anche buone pratiche e nuove speranze. Legambiente fa il punto della situazione nel report Nevediversa 2022. 

Nella gran parte delle nostre montagne è atteso, rispetto a ora, un aumento di temperatura tra i 2 e i 3°C per il 2050, ed entro fine secolo un ulteriore riscaldamento che va dai 3 ai 7°C in funzione degli scenari di emissione. Nelle Alpi le temperature stanno crescendo a una velocità doppia rispetto alla media globale, e la neve al suolo negli ultimi dieci anni ha subito un costante decremento lasciando sempre più spazio ad aride sterpaglie.

Gli effetti generati dalla crisi climatica impongono una riflessione circa le tendenze future dello sviluppo in quota che sarà necessario orientare verso una maggiore qualità ecologica e sulla valorizzazione del capitale naturale. Il turismo legato allo sci, energivoro e impattante, che nel recente passato ha avuto un ruolo trainante per l’economia in montagna, deve essere rivisto. Le montagne, da meri luoghi di consumo, devono trasformarsi in sedi di elaborazioni innovative e sostenibili cogliendo l’occasione che si presenta con i fondi del PNRR.

Il report Nevediversa 2022 entra nel merito della discussione con una anlisi a trecentosessanta gradi delle Alpi e degli Appennini, sulle tendenze future dello sviluppo in quota e sulle sfide imposte dal cambiamento climatico.

I dati 

Ecco in sintesi i contenuti del dossier di Legambiente “Nevediversa 2022 – Il turismo invernale nell’era dei cambiamenti climatici, tra esperimenti di transizione ecologica, buone pratiche e accanimenti terapeutici”:
la mappatura dei 150 progetti di infrastrutturazione localizzati in aree di grande pregio naturalistico, come i siti protetti da Rete Natura 2000, istituita dall’Unione Europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, o comunque non idonee alla pratica sciistica;
l’elenco aggiornato dei 234 impianti sciistici dismessi in cui giocherebbero un ruolo importante, per il riuso e lo smantellamento, i fondi del PNRR e quello delle 135 strutture dal futuro incerto per mancanza di neve, problemi economici e/o gestionali o per fine vita tecnica;
la lista dei 149 impianti
 che restano aperti grazie ai cosiddetti “accanimenti terapeutici”, cioè che sopravvivono con forti iniezioni di denaro pubblico;
e ancora il focus sulle Olimpiadi invernali con una riflessione sulla realizzazione delle grandi infrastrutture e sui possibili rischi di ciò che rimarrà dell’Olimpiadi di Milano Cortina 2026.
Ma anche, fortunatamente, il “rovescio della medaglia” con la cartina delle 10 buone pratiche che dimostrano l’esplorazione delle nuove possibilità di fare turismo montano in Italia.  >> Approfondisci nel nostro comunicato stampa

>> Nevediversa 2022

La campagna Nevediversa

L’intero territorio italiano è al centro di un’area considerata dagli scienziati un “hot spot” del cambiamento climatico, e va ancora peggio per le nostre montagne.

Nelle Alpi le temperature stanno crescendo a una velocità doppia rispetto alla media globale. La neve al suolo negli ultimi dieci anni ha subito un costante decremento lasciando sempre più spazio ad aride sterpaglie.  Il panorama impiantistico delle montagne cambierà aspetto nell’arco di pochi anni. 

La richiesta di strategie urgenti  di adattamento ai cambiamenti climatici per queste zone che vivono di turismo invernale è il messaggio della campagna Nevediversa

Ogni anno organizziamo appuntamenti sulla neve a impatto zero lontano dagli impianti di risalita e dalle piste innevate artificialmente. Niente motoslitte ma ciaspole e sci di fondo, passeggiate distensive e rigeneranti tra paesaggi unici, degustazioni di prodotti tipici al caldo dei rifugi e gite fra borghi incantevoli.  

Il dossier dello scorso anno

Nevediversa 2021

L’articolo Nevediversa proviene da Legambiente.