Il report di Legambiente sugli Ecosistemi Acquatici: dal laghetto delle libellule a Trento al polo di eccellenza per le zone umide in Emilia-Romagna, 12 buone pratiche e 10 proposte per tutelarli e valorizzarli.  Focus sui Contratti di Fiume per una gestione strategica della risorsa idrica e il “ritorno” della Lontra in Italia.

Circa 50 tra escursioni, visite guidate e incontri alla scoperta delle zone umide di tutta Italia organizzati dall’associazione ambientalista e dai suoi circoli dal 2 al 12 febbraio.

Legambiente: “I Contratti di Fiume, come nel caso dell’Ofanto, opportunità per maggiore integrazione tra politiche locali e sovralocali e per migliorare la gestione idraulico-ambientale e socioeconomica dei territori”.

 Il ripristino delle zone umide e dei loro habitat naturali come opportunità per la rigenerazione e la valorizzazione di ampie porzioni di territorio. Alla vigilia della Giornata mondiale delle Zone Umide – slogan di quest’anno “It’s time for wetlands restoration” (“È tempo di recuperare le zone umide”) – Legambiente presenta il report “Ecosistemi acquatici” che racconta 12 buone pratiche italiane e 10 proposte per tutelare e valorizzare al meglio questi scrigni di biodiversità, importanti alleati nel contrasto alla crisi climatica, ma anche elementi di richiamo per un turismo sostenibile.

Tra i temi al centro del report di quest’anno i Contratti di Fiume, strumento di programmazione e gestione strategica delle risorse fluviali, frutto di una sinergica collaborazione tra istituzioni e cittadini. L’associazione, insieme ai suoi circoli, propone inoltre più di  50 appuntamenti aperti alla cittadinanza alla scoperta delle zone umide in tutta Italia: evento di punta di quest’anno è il convegno “Dai Contratti di Fiume al Parco nazionale del Fiume Ofanto”, in programma a Barletta (BT) il 4 febbraio, e incentrato proprio sull’importanza dello strumento strategico dei Contratti di Fiume.

Le aree umide, ricorda il report di Legambiente, sono i pozzi di assorbimento di carbonio più efficaci della Terra: assorbono le piogge in eccesso, arginando il rischio inondazioni, rallentando l’insorgere della siccità e riducendo al minimo la penuria d’acqua. In Italia, le zone umide d’importanza internazionale riconosciute e inserite nell’elenco della Convenzione di Ramsar sono 57, distribuite in 15 Regioni, per un totale di 73.982 ettari; 9, invece, quelle in fase di istituzione, per un totale di 66 zone umide sul territorio nazionale.

Storie di buone pratiche

Tra le best practices di valorizzazione, tutela e gestione degli ecosistemi acquatici raccontate nel report, c’è l’inaugurazione del laghetto delle libellule al MUSE di Trento, dove è stato ricreato un ambiente naturale simile a quello che 150 anni fa si sarebbe potuto osservare lungo le golene del Fiume Adige: un’oasi di biodiversità urbana con circa 4mila piante di oltre 80 specie, laboratorio per lo studio, la conservazione naturalistica e la citizen science. Ancora, l’acquisto del Pantano Longarini in Sicilia da parte della Fondazione Pro Biodiversità (la tedesca Stiftung Pro Artenvielfalt) dove sarà realizzata una delle più importanti zone umide del Mediterraneo, tra le province di Ragusa e Siracusa: un progetto per sostenere anche il turismo sostenibile e la produzione agricola biologica e di qualità.

Il Polo di eccellenza per le zone umide del Canale Emiliano Romagnolo, Acqua Campus Natura, nuova area di tutela sperimentale delle zone umide nel Parco Regionale del Delta del Po, per la salvaguardia ambientale del sito, dei suoi corridoi ecologici e della biodiversità. Nel Parco delle Groane, in Lombardia, l’attivazione di un percorso per il contenimento delle testuggini esotiche abbandonate che mettono a rischio le popolazioni autoctone di pesci e anfibi.

L’acqua che serve alla Puglia”, intesa tra Acquedotto pugliese e Legambiente per la realizzazione di iniziative scientifiche e culturali e campagne di volontariato volte a formare e sensibilizzare sull’importanza di un uso corretto e consapevole delle risorse idriche e naturali, in una Regione priva di grandi bacini idrici.

Ancora, le risorse destinate a Santa Fiora e Arcidosso (GR) e Rio Villese (LU) alle associazioni di pescatori per i corsi alle guardie volontarie sulla salvaguardia degli ecosistemi acquatici e della fauna ittica delle acque interne. “Water for Future”, concorso sui cambiamenti climatici destinato alle scuole della Riserva MAB Ticino Val Grande Verbano, che prevede la realizzazione di fotoreportage per documentare gli effetti del climate change sul territorio e una visita didattica per i vincitori presso il Joint Research Centre della Commissione Europea.

Il caso-emblema dei contratti di Fiume in Molise e il focus sul “ritorno” della Lontra in Italia  

Altro caso che si approfondisce nel report è quello dei Contratti di Fiume in Molise dove, per la prima volta, la Regione coordina un processo collettivo per la conservazione dei suoi habitat naturali: obiettivo, gestire strategicamente le risorse fluviali dell’Alto Volturno e del Biferno, spesso sovra sfruttate e stressate da sversamenti, rifiuti e prelievi. A fare la differenza per la loro salvaguardia è stata l’attivazione di percorsi di governance destinati alla creazione di due Contratti di Fiume: un’opportunità offerta dal progetto Life Nat.Sal.Mo, nato con l’intento di recuperare la trota mediterranea a rischio estinzione in Italia, attraverso il ripristino degli habitat e la tutela della natura nei due bacini idrografici.

Notizie positive anche per la conservazione della Lontra euroasiatica (Lutra lutra), cui è dedicato un focus nel report: a partire dagli anni 2000, una legislazione di tutela rigorosa e la messa al bando di composti poli clorurati, usati come pesticidi in agricoltura, hanno favorito un recupero delle popolazioni in Europa, compresa l’Italia dove negli anni ’90 la specie era a rischio critico d’estinzione e oggi è classificata come vulnerabile. Tuttavia, la popolazione italiana più consistente, confinata al Centro-Sud e stimata intorno ai mille individui, è ancora isolata dal resto di quelle europee, molto rara nell’arco alpino e assente nel Centro Italia. Una popolazione dalle caratteristiche genetiche uniche che necessita di monitoraggio continuo nei bacini e nelle aree limitrofe per avviare gli interventi di tutela indicati nelle direttive UE.

Crisi climatica, perdita di habitat e inquinamento mettono in serio pericolo la biodiversità. Valorizzare le conoscenze scientifiche e sottolineare le problematiche gestionali delle zone umide è il nostro obiettivo, raggiungibile coinvolgendo cittadini e istituzioni nella tutela di ecosistemi fragili e fondamentali per la nostra vita – spiega Antonio Nicoletti, responsabile Aree Protette e Biodiversità di Legambiente – La Giornata delle Zone Umide è anche l’occasione per Legambiente di rafforzare la campagna ‘30% di territorio protetto entro il 2030’, dato che molte aree protette da istituire sono ecosistemi fluviali o zone umide. In tal senso, i Contratti di Fiume sono un’opportunità per una maggiore integrazione tra politiche locali e sovralocali e per attrarre nuove risorse per migliorare la gestione idraulico-ambientale e socioeconomica dei territori. È quel che proponiamo per l’Ofanto, affiancando al percorso per i due Contratti di Fiume dell’Alto e Media-Bassa Valle, una riflessione sull’istituzione del Parco nazionale del Fiume Ofanto, dalla sorgente in Campania alla Foce in Puglia. Fondamentale, inoltre, – conclude Nicoletti – innescare buone pratiche per sostenere le attività produttive sostenibili e il turismo attivo”.

 10 proposte da Legambiente

Legambiente è impegnata nella salvaguardia e valorizzazione degli ecosistemi acquatici e, in coerenza con gli obiettivi al 2030 della Strategia Europea sulla Biodiversità, propone di: aumentarne la tutela per raggiungere il 30% di territorio nazionale protetto; rafforzare la tutela della biodiversità e la sinergia normativa per garantire la gestione integrata delle risorse idriche; migliorare l’integrazione e la gestione unitaria delle aree naturali; tutelare il capitale naturale e rafforzare i servizi ecosistemici; ridurre l’inquinamento degli ecosistemi acquatici; combattere le specie aliene invasive dei sistemi acquatici; ripristinare gli ecosistemi acquatici degradati; migliorare la pianificazione integrata degli ecosistemi acquatici; contrastare le illegalità ambientali negli ecosistemi acquatici, frenando il bracconaggio e favorendo la pesca sostenibile; sostenere la bioeconomia circolare degli ecosistemi, migliorando la fruizione turistica, la crescita di green economy, imprese giovanili e green jobs.

Alla scoperta delle zone umide: appuntamenti da non perdere

Evento di punta di quest’anno è il convegno “Dai Contratti di Fiume al Parco nazionale del Fiume Ofanto”, il 4 febbraio a Barletta (BT) nel Parco regionale dell’Ofanto: un percorso partecipato per valorizzare strumenti come i Contratti di Fiume e le aree protette regionali e coinvolgere cittadini, imprese e istituzioni con l’obiettivo di istituire il Parco nazionale del Fiume Ofanto. Un tassello importante per proteggere il 30% del territorio e del mare, in un contesto già interessato dal progetto della Ciclovia dell’Ofanto, presidio per la protezione della natura, oltre che proposta riconosciuta di turismo lento.

Il 2 febbraio, a Policoro (MT), in programma l’escursione “Le antiche acque di Heraclea”, visita con soste per raccontare le acque ai tempi dell’antica Grecia (Siris-Heraclea). Escursione guidata alla scoperta del Lago Fusaro, il 4 febbraio, a Fusaro-Pozzuoli (NA), occasione per grandi e piccini per scoprire di più sull’avifauna, le specie vegetali e la storia naturalistica del bacino lacustre. Visita alla foresta allagata di Punte Alberete nel Parco Delta del Po (RA), il 5 febbraio, per sensibilizzare alla conoscenza degli ultimi esempi di palude di acqua dolce all’interno dell’oasi naturalistica.

Ancora, il 5 febbraio, escursione naturalistica al Lago di Doberdò, a Doberdò del Lago (GO), accompagnati da esperti naturalisti sull’idrologia dei laghi carsici dell’Isontino, occasione per affrontare anche le criticità legate alla gestione della Riserva naturale regionale “Laghi di Doberdò e Pietrarossa”. L’11 febbraio, a Latina, l’escursione con birdwatching “Scopriamo le zone umide del Parco nazionale del Circeo”, alla scoperta degli affascinanti ambienti umidi dell’area protetta e della loro caratteristica e ricchissima avifauna, accompagnati dall’ornitologo Larus Nick Henson.

Escursione sulle ciaspole lungo il sentiero del Lago di Ariamacina, a Casale del Manco (CS), il 5 febbraio nel Parco nazionale della Sila, all’interno di un’area naturalista – quella del Lago di Ariamacina – sito importante per la tutela del tritone crestato e l’avifauna migratoria. A Bizzozzero (VA), il 4 febbraio, in programma “Uno stagno da scoprire!”, escursione storico-naturalistica fino allo stagno di Gurone, con visita guidata alla zona umida, piccole manutenzioni per favorirne la tutela e merenda ai Mulini di Gurone.

A San Benedetto del Tronto (AP), il 5 febbraio, “Vitalizzare e valorizzare la Riserva della Sentina”, escursione guidata con possibilità di birdwatching presso i laghetti della riserva. A Sant’Albano Stura (CN), il 4 febbraio visita guidata all’Oasi La Madonnina con osservazioni di avifauna. A Torrevecchia-Terralba (OR), il 4 e 5 febbraio, passeggiata alla scoperta di “Torrevecchia e le sue zone umide”, vecchia torre spagnola, terrazza sulle zone umide della Valle di Marceddì. Passeggiata lungo le rive dell’Imera, il 5 febbraio a Capodarso (EN), alla scoperta delle aree ripariali del Fiume Imera Meridionale, dalle Gole di Capodarso sino all’area delle ex miniere solfifere di Giumentaro e Giumentarello.

Nell’Oasi Massaciuccoli-Massarosa (LU), il 5 febbraio, “Tempo di agire – In canoa nell’Oasi di Massaciuccoli”, escursione in canoa sul Lago di Massaciuccoli e attività di volontariato a favore dell’Oasi Lipu che gestisce la Riserva Naturale del Chiarone. Il 4 febbraio a Treviso, infine, alla scoperta delle zone umide del fiume Botteniga, fiume di risorgiva che offre importanti servizi ecosistemici fondamentali per la città.

>> report Ecosistemi acquatici

L’articolo Giornata mondiale Zone Umide 2023: il ripristino che rigenera i territori proviene da Legambiente.